martedì 6 marzo 2012

Orrori da evitare, ovvero conoscere e prevenire gli errori


Quante volte, sfogliando un libro, un giornale, navigando in Internet, ci imbattiamo in errori – dei tipi più vari – all’interno dei testi. Qualche lettore se ne rende conto; una buona parte, purtroppo, non ci fa neanche caso, o per disattenzione o per mancanza di consapevolezza. Se il lettore è superficiale, non altrettanto, però, può fare l’autore. E se, in generale, cresce la sensibilità e l’educazione collettiva alla correttezza, la coerenza, l’ordine e la pulizia del testo, in un circolo virtuoso sia autori sia lettori diverranno probabilmente migliori.
Confezionare un testo con più o meno cura non è indifferente: un testo sciatto è come un abito bucato, una calza smagliata, uno smalto scrostato, un trucco sbavato, per restare nell’ambito estetico delle similitudini. Dal punto di vista produttivo, un autore o un editore che non fanno bene il proprio mestiere sono equiparabili a un impiegato svogliato, un insegnante improvvisato, un arredatore approssimativo, e così discorrendo: si tratta, a un certo punto, di una questione etica, di come si intende il proprio livello d’impegno nella vita. A questo proposito il saggio di Domenico Scarpa Il plusvalore di un libro ben fatto, compreso nel volume Dove siamo? delle edizioni :duepunti, è illuminante.

Ma perché sbagliamo? Cerchiamo di stilare un elenco di risposte (l’elenco è aperto e le risposte sono tra loro combinabili), che in futuro illustreremo più ampiamente con esempi e commenti:
  1. per ignoranza delle regole grammaticali;
  2. per ignoranza delle norme redazionali;
  3. per negligenza nell’uso delle regole grammaticali e/o delle norme redazionali (quando si conoscono); a questo punto si ricollegano tutti i seguenti:
    • per scarsa coerenza;
    • per fretta;
    • per mancata revisione;
    • per l’uso inesperto del correttore di Word nella scrittura di testi al computer (Pasolini diventa Pisolini; Bauman diventa Barman, ciò che fa particolarmente sorridere se si pensa alla “liquidità” teorizzata dal sociologo e filosofo polacco);
    • per l’uso acritico della tecnologia T9 nella scrittura di messaggi al cellulare (Arduino è in automatico cretino; Nadia è mafia, ecc.);
    • per lapsus (se, per esempio, una Manuela è concentrata sulla scrittura di un testo espositivo, magari in una e-mail si firmerà Manuale).

In alcuni casi la colpa è imputabile a mani altrui nelle quali finisce il nostro testo e le quali commettono uno degli errori suddetti; in particolare può occorrere uno di questi casi:
  • una propria bozza viene pubblicata senza revisione per sciatteria e/o fretta produttiva del committente;
  • un proprio testo corretto e pubblicato viene riutilizzato e stravolto da altri (magari qualcuno estrapola un brano da un testo cartaceo, lo ridigita al computer, ma ne fa una copia imperfetta, addirittura inserendovi errori).

Una dose di sana intolleranza nei confronti di tutti questi meccanismi sarebbe auspicata.

Nessun commento:

Posta un commento