sabato 31 dicembre 2011
domenica 25 dicembre 2011
La città del presepe
[…] Napoli è bella davvero e sarà ancora più bella ai vostri occhi se siete disposti a un’estetica allargata. Le grandi famiglie del passato si sono fatte costruire palazzi dentro vicoli angusti, potendo scegliere tutt’altra collocazione: raffinati scorci barocchi fanno così da palcoscenico e quinta teatrale a precarie sistemazioni popolari. C’è chi si indigna, ma quella promiscuità è familiarità, compenetrazione. A Napoli è l’architettura stessa del palazzo – con la sua corona di bassi tutto intorno – a suggerire che il signore preferiva vivere a stretto contatto con servitù, artigiani e bottegai; un po’ dei suoi modi venivano così assorbiti dal popolo, e un po’ della filosofia popolare entrava nel suo modo di essere.
AA.VV., Napoli e il Golfo – Guida Chat@win, Rizzoli 2010
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giovedì 8 dicembre 2011
Figli di tante patrie
Alla fiera “Più libri più liberi” si è tenuto oggi l’incontro Figli di tante patrie. Scrittori di seconde generazioni raccontano. Di seguito alcuni dei concetti più significativi espressi dagli scrittori intervenuti.
martedì 6 dicembre 2011
Erranza dei poeti
a Branko Bošnjak
Kundera e Cortazar hanno preso la nazionalità francese.
Brodski ha ottenuto asilo negli Stati Uniti.
Nekrassov è in Germania,
Gomez in Spagna.
Gaston Salvatore, tedesco del Cile,
ha eletto domicilio
a Venezia.
Herbert Kuner è a Vienna, Ion Milosz a Malmoe,
Juan Octavio Prenz a Trieste.
Pentii Saarikoski ci ha confidato recentemente a Struga
che già da tre anni non vive più in Finlandia.
Marquez passa la maggior parte del suo tempo nell’aereo tra Messico e Parigi. Due conclusioni s’impongono da sole:
o il mondo sarà ben presto popolato esclusivamente da emigrati,
o dovrà divenire l’unica patria universale degli uomini.
Izet Sarajlić, Qualcuno ha suonato, Multimedia Edizioni 2001 [traduzione di Sinan Gudžević e Raffaella Marzano]
sabato 3 dicembre 2011
Non basta un bell’albergo, pe’ fà passà ‘a nuttata
E Roma, dove vivi dal 1950?
«Un bell’albergo la nostra capitale, simbolo della burocrazia, incline all’immobilità, al compromesso, a virtù secondarie come l’estrema flessibilità (a volte anche dannosa). Polemiche a parte su “Roma ladrona”, gli italiani la vivono come una sorta di stanza di compensazione di equilibri e squilibri nazionali».
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