sabato 2 luglio 2011

Essere Paolo Nori, introdurre Giuseppe Faso, contro le parole parassite


Uno stralcio di Essere, l’introduzione che Paolo Nori ha scritto al libro di Giuseppe Faso, Lessico del razzismo democratico. Le parole che escludono (Derive Approdi):


[…] La prima volta che sono andato in Russia, nel 1991, io il russo non l’avevo mai parlato, con dei russi, l’avevo solo studiato sulle grammatiche e su qualche testo classico, come la Donna di picche, di Puškin, che era il testo da preparare per la prova finale del primo anno e il cui inizio, Odna dy igrali v karty u konnogvardejca Narumova, Dolgaja zimnjaja no’ prošla nezametno eccetera eccetera, lo sapevo a memoria. E a memoria sapevo dei pezzi interi, per esempio quello in cui si diceva che Saint Germain mog raspolagat’ bol’šimi den’gami, poteva disporre di forti somme di denaro.
Allora quando, quel primo anno in Russia, dovevo dire a qualche russo che non avevo di soldi, io gli dicevo Ja ne raspolagaju bol’šimi den’gami. Loro mi guardavano come per dire Ma come cazzo parli? Ma non ero io che parlavo così, era quell’espressione lì che viveva in me senza che me ne accorgessi.
Questo fatto, delle parole parassite, che con una lingua straniera dopo un po’ è un fatto abbastanza evidente, con l’italiano è un fatto difficile da capire. Ecco questo libro, è un libro pieno di parassiti. Io, dopo che ho letto questo libro, delle volte mi scappa ancora di dire, per esempio, di un immigrato, che è un extracomunitario, ma appena lo dico penso Ma che cazzo dici?
A dir la verità, dopo che ho conosciuto Giuseppe Faso, e dopo una conversazione che abbiamo avuto sul portone di casa sua, dove lui mi aveva accompagnato e mi aveva fatto compagnia molto gentilmente intanto che fumavo una sigaretta, dopo quella conversazione lì anche quando uso il verbo essere, magari mi scappa ancora di dire Io sono, ma subito dopo mi viene da chiedermi Ma chi cazzo vuoi essere?
Però, insomma, quello che volevo dire, è che questo libro, se uno lo legge, cambia il suo modo di parlare.

Paolo Nori
25 febbraio 2008

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